La confisca non s\’ha da fare, e gli animali devono tornare al loro legittimo proprietario, vale a dire il Parco delle Cornelle di Valbrembo: almeno virtualmente, dato che di fatto – nelle more delle decisioni giudiziarie – già si trovavano lì «in custodia» in attesa di verdetto. Lo ha deciso il giudice Donatella Nava a conclusione della difficile querelle sulla corretta detenzione da parte del Parco stesso di una settantina di animali, privi secondo l\’iniziale ipotesi accusatoria di regolari documenti.
Unica condizione posta dal giudice alla piena restituzione al Parco degli animali la produzione di un unico documento: non la cosiddetta autorizzazione Cites che dovrebbe certificare la lecita provenienza degli animali, bensì – e questo è l\’elemento nuovo del caso – dell\’autorizzazione Cites per l\’esposizione in pubblico con fini commerciali o a scopo di lucro. Il ragionamento del giudice, in effetti, è partito proprio dalla provenienza degli animali: assodato che si tratterebbe di animali nati in cattività, la regolamentazione internazionale esenta dalla necessità di avere la prima Cites (quella appunto sulla provenienza), su cui era nato il casus belli che aveva portato al sequestro in questione; piuttosto, dato che il Parco è accessibile a pagamento e quindi espone gli animali con un intento commerciale, serve l\’apposita autorizzazione (sempre Cites) per poterli esporre.